Gregor 3 La Profezia Del Sangue by Suzanne Collins

Gregor 3 La Profezia Del Sangue by Suzanne Collins

autore:Suzanne Collins
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-11-01T00:00:00+00:00


Gregor dormicchiò a intermittenza finché Hamlet non lo svegliò per riprendere il cammino. Mentre arrotolava la coperta, la sua mente tornò alla conversazione tra Lapblood e Mange che aveva sentito per caso. E così due dei loro cuccioli erano morti e due avrebbero potuto morire tra non molto. Ripensò alla sua battutaccia sui ratti che non amavano nemmeno i loro cuccioli, e la faccia gli avvampò per la vergogna. Soprattutto considerando che Lapblood aveva rischiato la vita per Boots. Non sapeva se l’avesse fatto perché pensava che avessero bisogno di Boots per trovare la cura o semplicemente per salvarla, ma il risultato era lo stesso. Forse poteva parlare a Lapblood in privato… No. Suo padre diceva che se ti comportavi male con qualcuno in pubblico, dovevi anche riconoscere il tuo errore in pubblico.

— Ehi, Lapblood — la chiamò. Scusarsi era difficile. Soprattutto con un ratto. Iniziò dalla parte più facile. — Volevo solo dirti… grazie per aver allontanato Boots da quelle rane, ieri.

— Lascia stare — replicò Lapblood.

Non l’aveva ringraziato a sua volta per aver salvato lei dalla rana blu, ma forse pensava le fosse dovuto, semplicemente. Si obbligò a continuare. — E quello che ho detto… quella cosa sui ratti che non amano nemmeno i loro stessi cuccioli… — Ormai tutti avevano smesso di fare ciò che stavano facendo per starlo a sentire. — Ti chiedo scusa. Era una stupidaggine. — Ficcò il rotolo della coperta nello zaino.

Lapblood non rispose. E neanche Mange. Oh, be’. Lui l’aveva detto, comunque.

Mentre Hamlet dava da mangiare a Boots e Hazard, i ratti e Nike fecero toeletta. Persino Temp sembrava occupato a darsi una sistemata con le zampe. Gregor pulì Boots con una pezza bagnata e le spazzolò i capelli. La mamma avrebbe voluto che la tenesse in ordine. Il suo, di aspetto, non lo preoccupava granché, ma avrebbe tanto desiderato che ci fosse un torrente sicuro in cui lavarsi, solo per non sentirsi così accaldato e appiccicoso. Be’, almeno lui non aveva il pelo.

Quando fu il suo turno per bere, Gregor sollevò la sacca e mandò giù tutta l’acqua che il suo stomaco era in grado di contenere. Aiutava a tamponare quella sensazione di vuoto.

Si rimisero in fila e si addentrarono ulteriormente nella giungla. Adesso il sentiero era molto più stretto, al punto che Gregor non riusciva a camminare al fianco di Temp. Frill si offrì di portare Boots e Temp insieme a Hazard, e lui accettò, pensando che avrebbero potuto divertirsi tra loro.

Lo preoccupava un po’ che ricominciassero con il coro dell’alfabeto, ma Hazard trovò un’altra distrazione. Imparare a parlare la lingua degli scarafaggi. Aveva scambiato solo alcune serie di ticchettii con Temp quando Boots lo tirò per un braccio. — Anch’io! Parlo anch’io con grosso setto! — insisté. I tre si sistemarono sul dorso di Frill e rimasero occupati per ore con quel gioco. Era proprio come aveva predetto Ripred. Boots imparava i clicchettii e ne assimilava il significato alla svelta. E Hazard era un imitatore straordinario. Temp, invece, dopo la timidezza iniziale, si dimostrò un insegnante nato.



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